PSICOANALISI OPERATIVA

PSICOANALISI OPERATIVA

È ingenuo pensare che, attenendoci all’osservazione e allo studio dei fatti, da essi possiamo dedurre le ipotesi e in seguito le teorie, che possono essere validate o confrontate tornando ai fatti.
J. Bléger, 1970

Il modello di riferimento generale è costituito dal patrimonio teorico e clinico della psicoanalisi che fa riferimento ai lavori di S. Freud e dei suoi prosecutori K. Abraham, S. Ferenczi, M. Klein, D. Fairbairn, D. Winnicott, W. Bion ecc.

Nel patrimonio dell’esperienza teorico-pratica è centrale il contributo della scuola argentina di psicoanalisi; In particolare è centrale il contributo di Enrique Pichon-Rivière, José Bléger e Armando Bauleo per le loro teorizzazioni personali nel campo della psicoanalisi, della psicosi, del gruppo, dell’istituzione, della comunità, della prevenzione e nella formazione.

La Concezione Operativa di Gruppo (COG) si basa su una prospettiva della Psicoanalisi che si interroga su alcune problematiche:

  • la produzione sociale della malattia e della salute;
  • i processi di organizzazione dei movimenti sociali;
  • l’organizzazione libidica che li attraversa.

La trasformazione e il cambiamento, dirette sempre e contemporaneamente verso l’esterno, oggetti concreti e verso l’interno, nozioni e teoria, sono le coordinate della concezione.

Possiamo dire che questi autori portano avanti le nozioni della psicoanalisi in una prassi che sempre ne mette alla prova i limiti allo scopo di aprirli.

Nel passaggio dai gruppi operativi alla concezione psicoanalitica operativa di gruppo emergono e si precisano le complessità di un pensiero che guarda la psicoanalisi dalla nozione teorica di vincolo e dal gioco gruppo/compito. In modo simile a un Aleph (Borges), l’operare permette di vedere di nuovo teorie e nozioni della psicoanalisi che quasi da sé si mostrano trasformate: al contempo uguali e diverse. Come M. Klein nel lavoro con i bambini, sono mantenuti rigorosamente fermi il metodo psicoanalitico della libera associazione e la nozione di latente e di transfert.

Il contesto italiano, che aveva iniziato in quegli anni un processo di de-istituzionalizzazione manicomiale e delle scuole speciali, simile a un laboratorio naturale, si presenta come una grande opportunità.

Nell’amplissimo e massiccio processo di de-istuzionalizzazione/istituzionalizzazione emergono come fondamentali, oltre alla nozione di compito che rimane centrale, gli elementi del setting o enquadre.

Per la gestione (gero= portare, ha la stessa radice di gestazione) di un qualsiasi processo di soggettivazione e si possa organizzare l’identità di una persona, di una famiglia, di un servizio … la nozione di enquadre viene in primo piano e si mostra come ciò che lo rende possibile; come la pelle, la nozione di setting permette che si costituisca una membrana che va separando, mano a mano che si costituisce, dentro e fuori, interno e esterno, mentre, al contempo, si organizza il desiderio;

Si precisa la complessità della nozione di vincolo di Pichon-Rivière. Alcuni autori si riferiscono alla introduzione del “terzo” di Pichon-Rivière definendolo un “terzo epistemologico”.

In realtà con la nozione di vincolo si ha uno spostamento allo studio della relazione ed è intrinseco al nuovo oggetto di studio un cambiamento epistemico. Per parlare di relazione, necessariamente, deve esserci un terzo “contro il quale o a favore del quale si pensa”, dice Pichon-Rivière; nella nozione di vincolo il terzo è incluso nella nozione e la relazione è una relazione complessa costituita da un doppio va e vieni tra soggetti che include i soggetti stessi; è altresì incluso l’osservatore.

Emerge l’importanza della differenziazione di Bleger tra la nozione di socialità sincretica o per partecipazione e la socialità nevrotica o per interazione. In entrambe la psicoanalisi pensa in modo gruppale. Alla prima corrisponde una idea gruppale di costituzione del soggetto; alla seconda corrisponde l’organizzazione gruppale vincolare o per interazione.

Questo nuovo oggetto di studio che Althusser chiama oggetto teorico, ha al suo interno una epistemologia differente che va oltre il meccanicismo, il modello naturalista, e l’idea di uno spazio e tempo lineari, infiniti, ideali, eterni (Parmenide).

Di base non abbiamo una essenza da scoprire, ma dei modelli di atteggiamenti manifesti, latenti e inconsci.

Lo spazio/tempo si acquisisce ed è effetto dell’apprendimento connesso alle vicissitudini della relazione durante il processo di crescita; l’enquadre o setting ne è l’organizzatore.

La denominazione “Psicoanalisi Operativa” fa riferimento a un Oggetto Teorico Gruppale che integra e ricolloca nozioni e Metodo Psicoanalitico all’interno di una Concettualizzazione e Clinica Gruppale, (Familiare, Istituzionale e di Comunità).